All’albeggiare emersi
All’albeggiare emersi. È strano tutto ciò che è accaduto dal giorno in cui mi trovai nell’acqua, l’ultima volta che vidi Yarince. Gli anziani dicevano nel corso della cerimonia che avrei viaggiato verso il Tlalocan, i tiepidi giardini d’oriente, paese del verde e dei fiori accarezzati dalla pioggia tenue, e invece mi sono ritrovata sola per secoli in una dimora di terra e radici, a osservare stupita il disfacimento del mio corpo nell’humus e nella vegetazione. Tanto tempo ad alimentare la memoria vivendo del ricordo delle maracas, del frastuono dei cavalli, delle sommosse, delle lance, dell’angoscia per la sconfitta, di Yarince e delle forti nervature della sua schiena. Erano giorni che udivo i piccoli passi della pioggia, le grandi correnti sotterranee che si avvicinavano alla mia dimora centenaria, si aprivano varchi, e mi attiravano dall’umida porosità del suolo. Sentivo che il mondo era vicino, me ne accorgevo dal colore diverso della terra.
Vidi le radici. Le mani tese che mi chiamavano. E la forza di quell’ordine mi attirò irresistibilmente. Penetrai nell’albero e lo percorsi come una lunga carezza di linfa e di vita, un dischiudersi di petali, un tremito di foglie. Sentii il ruvido involucro, la delicata architettura dei rami, e mi allungai nei meandri vegetali di questa nuova pelle, mi stiracchiai dopo tanto tempo, sciolsi le mie chiome, e mi affacciai verso il cielo azzurro attraversato da nuvole bianche per ascoltare gli uccelli che continuavano a cantare come prima. Cantai anch’io (avrei voluto danzare) e sopra il mio tronco apparvero zagare e, in tutti i miei rami, profumo di arance: mi chiedo se finalmente ho raggiunto le terre tropicali, il giardino dell’abbondanza e del riposo, la gioia pacata e inesauribile riservata a coloro che muoiono sotto il segno di Quiote-Tlacoc, signore delle acque. Perché non è tempo di fioriture, è tempo di frutti. Ma l’albero ha assunto il mio calendario, la mia vita; il ciclo di altri crepuscoli. È tornato a nascere, abitato da sangue di donna.
Gioconda Belli, La donna abitata
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!